Manovra 2026: nuovo iperammortamento “Made in EU”, novità Transizione 5.0, ZES rafforzata e stop alla stretta sulle compensazioni. Cosa cambia (davvero) per le imprese
Territorio: Italia
Manovra 2026: nuovo iperammortamento “Made in EU”, novità Transizione 5.0, ZES rafforzata e stop alla stretta sulle compensazioni. Cosa cambia (davvero) per le imprese
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Un quadro che cambia davvero
La Legge di Bilancio 2026 in discussione in questi giorni ridisegna la geografia degli incentivi alle imprese con scelte che incidono su acquisti, tempi e catene di fornitura. L’elemento più dirompente è il ritorno dell’iperammortamento in versione aggiornata, affiancato da una ZES Unica più conveniente e dallo stop alla stretta sulle compensazioni in F24.
Nel perimetro rientrano anche rifinanziamenti (es. Transizione 4.0 2025, Nuova Sabatini, Contratti di sviluppo) e misure specifiche per imprese energivore e agricoltura 4.0. L’obiettivo per l’impresa è uno: pianificare ora per cogliere il 2026–2028 con un mix di strumenti coerente e sostenibile.
Iperammortamento 2026: aliquote, arco temporale e vincolo d'origine
L’iperammortamento torna con maggiorazioni fino al 180% sugli investimenti in beni strumentali 4.0 (materiali e immateriali) e con un orizzonte applicativo 1/1/2026–30/9/2028. Sparisce la maggiorazione “energetica” tipica della 5.0 e vengono escluse alcune tipologie di fotovoltaico; gli allegati tecnici vengono riscritti e rinominati (in ottica III-bis e III-ter) per aggiornare il catalogo dei beni coerenti con l’automazione e l’interconnessione.
La vera novità strategica è però il vincolo di origine “Made in EU/SEE”: non basterà una verifica funzionale; servirà documentare l’origine europea di macchine e software. Impatto pratico: scouting fornitori più accurato, capitolati aggiornati con clausole di origine, controlli su componentistica e supply chain.
La versione che pare possa essere quella definitiva elimina la stretta che avrebbe limitato la compensazione dei crediti d’imposta (anche 4.0) con debiti contributivi (INPS/INAIL) in F24. Per molte aziende è una boccata d’ossigeno: la compensazione resta una leva di liquidità che consente di trasformare più rapidamente i benefici fiscali in cassa, sostenendo i piani di spesa 2026–2028 senza stress sui flussi.
Per i progetti localizzati nelle regioni del Sud, la ZES Unica viene rafforzata: in determinati casi la percentuale di riparto può salire dal 60% fino al 75%. Non è un automatismo: servono requisiti precisi e procedure dedicate, ma la misura diventa una traiettoria concreta per difendere e accelerare investimenti già pianificati o in esecuzione, specie per le imprese che non hanno fruito della 5.0.
La manovra destina 1,3 miliardi a Transizione 4.0 2025. Nel settore si attende un provvedimento correttivo che chiarisca se e come i progetti rimasti in coda su 5.0 possano essere ricondotti ai canali 4.0 (accettando aliquote inferiori e l’assenza dei requisiti “energetici”) oppure, in alternativa, rientrare nel nuovo iperammortamento 2026. In ogni caso, tempistiche e documentazione saranno decisive: conviene predisporre subito i dossier tecnici per non perdere priorità.
Per le imprese energivore è previsto nel 2026 un credito d’imposta ispirato alla logica 5.0 ma centrato sui beni 4.0 (non sulle FER) e con disapplicazione del DNSH: uno strumento pensato per accelerare upgrade su impianti e controllo dei processi.
Sul fronte Agricoltura 4.0 torna un credito dedicato, ma con stanziamenti insufficienti (2,1 milioni di euro): misura utile, ma a sportello “competitivo” dove l’ordine d’arrivo e la prontezza documentale faranno la differenza.
Il pacchetto comprende il rifinanziamento di Nuova Sabatini (leva creditizia complementare ai benefici fiscali) e dei Contratti di sviluppo (progetti industriali strutturati).
Per maggiori informazioni e per una analisi di fattibilità gratuita: info@glocalservizi.com – 0442 77 26 61.